Le realtà più vere…

Le realtà più vere sono in ciò che non si vede” (Albert Einstein)

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo, ma credente!». Rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno!».

Quante volte hai detto di credere soltanto a quello che vedi coi tuoi occhi e tocchi con le tue mani, non pensando che le realtà più grandi sono spesso quelle che non si vedono e non si toccano.
Hai mai visto coi tuoi occhi il pensiero? Lo hai mai toccato con le tue mani? Mai… eppure esiste! Tutto ciò che c’è di grande nella storia dell’uomo fu fatto dal pensiero. Non c’è opera che prima di essere eseguita non sia stata pensata. Non c’è edificio, non c’è macchina, non c’è sinfonia, né poema, né dipinto che non si nato dal pensiero. Come, dunque, si può pensare di credere solo a ciò che si vede?
Tu credi alla giustizia, soffri e lotti per essa, e per essa saresti pronto a sacrificarti… Ma l’hai mai vista, qualche volta, la giustizia? Che essere è? Che forma, che colore, che aspetto e che misura ha? Domande assurde! Gli occhi tuoi non videro, né mai vedranno la giustizia (vedi gli effetti, ma sono una scia di un suo “passaggio”). Tuttavia essa è un qualcosa! Altrimenti, perché l’invochi? Perché lotti e soffri per essa?
E la libertà l’hai mai vista? Quanta gente vive e muore per lei! Mai veduta, ma sempre amata! Le cose più grandi e care, dunque, sono spesso tenebre e silenzio per i sensi.
Se tu pretendi il segno esteriore per credere («Dio! Dio! Dio! Se lo vedessi! Dov’è questo Dio?»), vuol dire che in te è opaco l’intelletto e il cuore è sordo. Se tu condizioni la tua fede alle tue prove, vuol dire che tu credi soltanto in te e ai tuoi sensi: il tuo io proietta la sua lunga ombra sullo specchio della tua anima, impedendo il riflesso del Cielo. Se non farai tacere un po’ i tuoi sensi e non metterai un po’ da parte te stesso, non arriverai mai a credere.
E neppure il miracolo ti condurrà alla fede! Perché i tuoi occhi vedranno, sì, qualcosa, le tue mani toccheranno, sì, qualcosa; ma la tua anima sorda e bendata non scorgerà Alcuno. Il tuo spirito, occupato da te, non potrà comprendere un Altro: capire è ricevere, ma per ricevere occorre far posto (Giovanni Isidori – neo laureato in teologia).

Informazioni su Paolo Morandi

Paolo Morandi è un ins. in pensione, residente in Pergine (TN), autore di numerosi articoli a sfondo socio-psicologico per quotidiani e periodici locali. Negli ultimi anni si è occupato di problematiche spirituali, etiche e morali - in particolare nell'ambito della sessualità - oltre a tutto ciò che concerne il nostro quotidiano "modus vivendi".
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Una risposta a Le realtà più vere…

  1. Paolo Morandi ha detto:

    Trovo questo scritto molto convincente: un bel esempio di dare concretezza a ciò, che ci appare astratto! Adatto soprattutto per la catechesi ai giovani, ma anche per coloro che si dichiarano atei (che al giorno d’oggi non sono pochi).
    Per questi ultimi – però e per poter accettarne il contenuto – occorre una particolare dose di umiltà, che magari potrebbe sopraggiungere solo dopo una forte “batosta”.

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