La legalizzazione dell’immoralità

Di tanto in tanto possiamo imbatterci in chi può ancora ricordare la frase pronunciata, nell’ormai lontano 1952, dal papa Pio XII: “Il più grande peccato del nostro tempo è la perdita del senso del peccato”.
Però, meno di vent’anni più tardi – e anche a motivo della “Contestazione Globale del ’68” – abbiamo pure potuto iniziare a constatare ben di peggio: ampia diffusione dell’abituale turpiloquio e dell’amore libero, richieste di liberalizzazione della pornografia e di alcune droghe, legittimazione del divorzio e dell’aborto, costante incremento del turismo sessuale.
Per arrivare – dapprima nelle Americhe e poco dopo anche in Europa, Italia compresa – alla “normalità” delle convivenze e all’aumento dei matrimoni civili con l’ovvia diminuzione di quelli religiosi.
Ma per alcuni tutto ciò non è stato ancora sufficiente, dato che infatti ora ci ritroviamo anche con le varie fecondazioni artificiali, con gli uteri in affitto, con i matrimoni tra gli omosessuali e persino con il riconoscimento della facoltà di adozione all’interno di simili ”legittime famiglie”; per terminare con le concessioni dell’eutanasia e con la sempre più diffusa quanto accettata ideologia del gender, per cui: Non si è uomini e donne perché nati con certe identità fisiche, ma lo si è solo se ci si riconosce come tali. Quindi il sesso (sex) costituisce solo un corredo genetico, biologico e anatomico; mentre il genere (gender), rappresenta una costruzione culturale, che può essere anche contraria al sesso. Pertanto se voglio sentirmi donna sarò donna e il giorno dopo posso sentirmi uomo, e allora sarò uomo; oppure posso anche essere gay, lesbo, trans, bisex,…”, più un’altra dozzina di pazzesche varianti, che un tempo venivano semplicemente ed esclusivamente segnalate come perversioni.
Perciò al giorno d’oggi si può ben notare non solo una ancor più comune perdita del senso del peccato, bensì anche parecchie – quanto veramente spudorate e assurde – forme di legittimazione del peccato stesso: in pratica, un’ampia e tracotante legalizzazione dell’immoralità; e, di certo, non solo considerando le odierne consuetudini sessuali!
Ma, a questo punto, possiamo anche chiederci: “Cos’è, dopotutto, la morale?”… Nel dizionario troviamo scritto: “Costumi, atti e pensieri umani, rispetto al bene e al male”.
Non risulta neppure necessario l’accenno alla religione, per la quale ogni male è assai di sovente pure un peccato e ogni peccato è di sicuro un male.
Poiché, infatti, da sempre è stato perlomeno e comunemente accettato che ogni male produca sofferenza sia fisica che psicologica ed infine anche sociale… Però “Il Male è puntuto!”, diceva  san Pio da Pietrelcina; e perciò sa presentarsi non solo in forme seducenti, ma anche e di norma sub specie boni (sotto forma di bene).
Ecco pertanto la necessità di avere dei validi punti di riferimento, dei valori certi, degli “assoluti” in cui credere e sforzarsi di esserne coerenti; e ogni religione monoteista – tramite la sua dottrina e le sue pratiche – a tal proposito molto aiuta.
Non è facile, ma – soprattutto, dunque, per i cristiani – si tratta allora di accettare una “Via, Verità e Vita” che sa condurti ad un’esistenza veramente felice; sconfiggendo ogni evento negativo e persino trasformandolo in bene. Nessun relativismo morale, però, nessun compromesso: il male, poco o tanto che sia, ha da essere riconosciuto come tale e quindi evitato!…
L’evasione fiscale è un furto, la corruzione un’autentica pugnalata per la realizzazione di numerose ed oneste attività lavorative, l’aborto un assassinio, il disordine sessuale fonte di disgregazione sia individuale che famigliare e comunitaria, il divorzio un’egoistica immaturità, la convivenza una precarietà, il matrimonio civile una legittimazione del concubinato e quindi ancor peggio della convivenza (ma quante persone, anche tra i sacerdoti, risultano oggi assai  poco drastici e persino benevoli di fronte ad una simile scelta matrimoniale!).
Eppure Benedetto XVI ci ha fatto ben presente che in questi tempi esiste un’ormai disinvolta tendenza ad accettare l’imperante “dittatura del relativismo morale”; in pieno contrasto, dunque, con quanto possiamo trovare scritto nel Vangelo: “Semplicemente dite sì, sì e no, no; tutto il resto viene dal diavolo” (Matteo 5, 37).
E in tal modo l’umana creatura – volutamente ignorando la realtà di un Dio sia Creatore che provvidenziale Amore – di fatto finisce col divenire il dio di se stessa; con tutti gli inevitabili squilibri comportamentali, che appunto possiamo ovunque e attualmente ben notare. E pericolosi, ora, come non mai; poiché orientati a ingigantirsi e ad espandersi per l’intero pianeta tramite la capillare efficacia degli attuali mass media.
Io sono convinto – infatti – che una gravissima catastrofe globale sia ormai da essere davvero inevitabile, assai imminente, e persino necessaria: una permissione divina nel rispetto del libero arbitrio; ma con il fine di trasformare l’attuale “piccolo gregge” in una pressoché intera umanità stabilmente rinsavita, per poterle così ridonare uno stile di vita assai simile a quello che già fu nel paradiso terrestre (v. Apocalisse 20, 1-8).

Paolo Morandi

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Informazioni su Paolo Morandi

Paolo Morandi è un ins. in pensione, residente in Pergine (TN), autore di numerosi articoli a sfondo socio-psicologico per quotidiani e periodici locali. Negli ultimi anni si è occupato di problematiche spirituali, etiche e morali - in particolare nell'ambito della sessualità - oltre a tutto ciò che concerne il nostro quotidiano "modus vivendi".
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2 risposte a La legalizzazione dell’immoralità

  1. silvanocronst ha detto:

    Condivido la gran parte di quanto Paolo ha scritto in questo pezzo. Molte e diverse potrebbero essere le osservazioni a riguardo di quanto espresso, ma mi limiterò solo ad alcune.
    Anzitutto voglio sottolineare il coraggio di denunciare quella che oggi è un’ assai minacciosa corrente di pensiero: quella del “gender“, ovvero l’ideologia di genere che in poche ma efficaci pennellate Paolo ha descritto. Questa ideologia è promossa e pilotata nientemeno che dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, una delle più importanti agenzie delle Nazioni Unite (qui ci si può benissimo riallacciare al discorso sul “Nuovo Ordine Mondiale”). In diversi si potrebbero lamentare che nessuno parli di queste cose: inutile cercare tali informazioni sui principali mass-media nazionali, certe notizie bisogna, a fatica, andarsele a cercare (es.: “radio Maria”, la “Nuova bussola quotidiana”,…).
    Riconosco che convivenze e unioni civili (tra un uomo ed una donna) siano sempre, per un cattolico, delle situazioni irregolari e pertanto da evitare, per correttezza e giustizia; comunque, non le porrei sullo stesso piano delle “unioni gay”: sono contesti estremamente diversi.
    Per completezza aggiungo che nemmeno i matrimoni celebrati in chiesa sono garanzia di una vita serena ed immacolata, per i diretti interessati. Aggiungo qui una mia personale opinione: conosco più di una persona che a suo tempo ha compiuto il fatidico passo di sposarsi, illusa dall’attimo fuggente del tempo dell’innamoramento o che i violini suonassero per tutta la vita e che in seguito ha mandato all’aria la propria vita matrimoniale. Oggi in molti farebbero bene a condurre una semplice vita da singoli: non tutti siamo adatti per la vita di coppia. Sul tema in questione, a mio modo di vedere, sarebbero comunque opportuni ed auspicabili degli interventi da parte di personalità decisamente più qualificate e competenti del sottoscritto.
    Un’ultima considerazione sul finale. Non volermene a male, Paolo, ma quanto hai scritto non ha nulla della genuina speranza cristiana; assomiglia piuttosto alla prospettiva auspicata da un testimone di Geova, ovvero di un paradiso in terra per una piccola elite. Oltretutto un’umanità pienamente rinsavita non potrà essere una realtà di questo mondo, bensì dell’aldilà. Questo modo di ragionare è anni luce distante dall’atteggiamento di Gesù, di cui in questi giorni ho potuto leggere l’ottavo volume del “Poema dell’Uomo-Dio” (la preparazione alla passione). Gesù essendo ormai prossimo alla sua passione e morte, sentendo crescere l’odio intorno a sè, non invocò l’ira divina sui suoi oppositori, ma versò lacrime (e tante) per l’ostinata ed irreversibile durezza di cuore di parecchi suoi contemporanei.

  2. Paolo Morandi ha detto:

    Carissimo Silvano,
    apprezzo il tuo impegno per l’elaborato commento, ma in alcuni punti sono stato frainteso. Infatti con questo scritto ho voluto denunciare non tanto “la ideologia del gender“, quanto la progressiva legalizzazione di molta immoralità!
    In tale contesto – perciò – insisto semplicemente sul fatto che il male sia sempre un male, indipendentemente dal “poco o tanto” che sia.
    E ciò che è più deleterio consiste, appunto, nel legittimarlo! Pertanto, ad esempio, non faccio superflue distinzioni tra matrimoni civili e matrimoni gay
    Per quanto riguarda infine il “paradiso in terra” non mi riferisco affatto ad una “piccola elite“; bensì ad un’umanità sì rinnovata, però ancora facente parte di qualche miliardo di individui!
    Inoltre dico “pressoché intera umanità”, ossia gli squilibrati e i malvagi continueranno ad esistere; ma saranno una minoranza: esattamente, quindi, il contrario di oggi… Non siamo ancora alla fine del mondo, con i “nuovi cieli e nuova Terra”, ma al “millennio di pace” già da tempo previsto e atteso (Apocalisse 20, 1-8).
    Perciò il tutto rientra pienamente nella “genuina speranza cristiana”, come infatti ci dice pure san Pietro: “Dovete attendere l’arrivo del giorno di Dio, e fare in modo che possa venire presto” (anche se lui si riferiva davvero alla fine di questo mondo, io prendo comunque tale frase come valida pure quale autentica speranza per un indispensabile rinnovamento dell’umanità almeno per un lungo tempo).

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